Idromeccanica Lucchini e DINAQUA: cross-innovation per un futuro migliore

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Cosa potrebbe legare una start-up che si occupa di trasferimento tecnologico in acquacoltura e un azienda, che da oltre 70 anni opera nel mercato di progettazione, fornitura e realizzazione di progetti di coltivazione in serra, in suolo e fuori suolo a livello mondiale. Scopriamo anche cosa significa l’innovazione per un leader del settore, da dove prendere le idee e come si può gestire la cross-innovation, coinvolgendo tutto il personale nel processo di innovazione industriale. Tutto questo e molto di più in un intervista che inspira. Con Matteo Lucchini, Sales and Marketing Director di Idromeccanica Lucchini.

Idromeccanica Lucchini – un business di famiglia ed innovazione industriale a livello globale

Mi chiamo Matteo Lucchini, rappresento Idromeccanica Lucchini – un business di famiglia – l’azienda ormai entrata nella terza generazione della gestione, che da oltre 70 anni opera nel mercato di progettazione, fornitura e realizzazione di progetti di coltivazione in serra, in suolo e fuori suolo. Quindi produciamo le serre in ferro-plastica e impianti che possono essere dedicati all’orticoltura, floricoltura o alla produzione dei piccoli frutti. Lavoriamo su un panorama internazionale in diversi paesi in tutto il mondo, con delle referenze progettuali che vanno dal Far East fino alla Costa Pacifica, da Nord a Sud, con diverse credenziali – piccole e grandi – da vivai con la propagazione di piccole piante alle serre, cioè gli impianti per la produzione intensiva di orticoli, oppure altre piante, altre vegetali.

La nostra azienda oltre al primo valore aggiunto per dare un prodotto di qualità si caratterizza per il suo modello corredato da servizi dell’assistenza e della consulenza pre- e postvendita, ch’è molto importante, quindi presentiamo un prodotto che non sia fine a se stesso, bensì che abbia dei servizi e valore aggiunto.

Idromeccanica Lucchini: progettazione, fornitura e realizzazione di progetti di coltivazione in serra, in suolo e fuori suolo

Idromeccanica Lucchini Logotipo

Leader nella produzione di serre coperte in materiale plastico per orticoltura e fioricoltura, complete dei più avanzati sistemi di irrigazione e riscaldamento

La nostra forza è quella di dare un prodotto essenzialmente a misura, personalizzato, che risponda alle esigenze del cliente, ma più precisamente ai tre fattori principali:

  • la pianta;
  • il metodo di coltivazione, che siamo bravi ad utilizzare: lavorare a terra, oppure fuori solo – guardando un po’ verso il futuro, cioè di coltivazione in verticale, dove l’azienda sta dando le energie e le risorse;
  • la fascia climatica, la location del progetto.


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Abbiamo questo approccio un po’ per il bagaglio culturale, l’esperienza immagazzinata nel corso degli anni, facendo progetti in giro per il mondo, anche affiancati da agronomi o da esperti – quindi quelli, che aiutano cliente finale nella gestione: sia nella creazione del capitale umano che va a gestire la serra, sia nella gestione di impianti e tecnologie che andiamo a fornire. Abbiamo accumulato tutte le best practices, che servono per cercare di avere il massimo del risultato. In Italia e in giro per il mondo la forza del brand Lucchini ch’è stata sempre riconosciuta, oltre della solidità dell’azienda presente da diversi anni sul mercato, e quella di riuscire a distinguersi per la serietà.

Un aspetto legato alla nostra visione del futuro è quello di diversificazione dei paesi e dei mercati, dove possiamo portare i nostri prodotti, le nostre soluzioni sempre custom made, con un’ottica dei quelli, che saranno i prossimi mercati nel arco di 50 anni: l’Africa, i paesi in via di sviluppo, dove devono iniziare a creare, a costruire quello, che nei nostri mercati più maturi è già uno stato dell’arte. Dopodiché c’è anche il discorso di diversificazione strategica, dove l’azienda sta investendo tempo, risorse, personale, energie, ch’è legato al mondo del vertical farming o indoor farming, quindi della coltivazione al 100% in ambiente controllato.
Matteo Lucchini

Matteo Lucchini

Innovazione continua come una strategia di sviluppo

Innovazione diretta sui nostri prodotti ormai è molto marginale, quindi è un innovazione legata più al processo: possiamo fare l’innovazione solo se andiamo ad incollare servizi o a combinare diverse tecnologie o addirittura diversi business model, dove la serra è un fattore fondamentale per la riuscita del progetto.

Il fatto, che siamo abituati da sempre a lavorare su commesse in un modo con cui noi facciamo una ricerca e sviluppo, quando c’è una necessità – com’è stato nel caso per cui ci siamo conosciuti – un fabbisogno del mercato nel creare il prodotto particolare, che viene fuori da serra, quindi da questo agglomerato di soluzioni, di tecnologie. Tendenzialmente c’è un project manager, team con un asset di risorse. L’innovazione può essere tecnologica, può essere solo di business model, può essere solo di combinare due tecnologie con la serra che prima magari non abbiamo mai pensato – com’è successo per DINAQUA, dove le serre vanno a proteggere le vasche di allevamento e nello stesso tempo sfruttano l’effetto serra.

L’impianto di gambericoltura innovativa tipo RAS Indoor di DINAQUA, realizzatto con le strutture protettie di Idromeccanica Lucchini

Da descrivere il tutto (magari fare anche il video?)


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In questo senso l’innovazione accade soprattutto quando arriva un cliente, che ha un business model in mano, ha un’idea, ha un’iniziativa che idealmente – dal punto di vista concettuale – ha un senso, ha un suo mercato, ha uno spunto per il futuro e noi cerchiamo di mettere a disposizione quelle che sono le nostre competenze, le nostre tecnologie o fare anche un refresh di quello che facevamo fino ad ora, rivedere in ottica che sia il più possibilmente ottimizzata e vantaggiosa – come può essere stato nel discorso dell’acquacoltura. Quando siete venuti da noi con un idea di allevamento, che comunque non si è mai stata combinata con la serra, abbiamo detto “ok”. Perché consapevoli di essere forti nel dare una risposta fuori standard, fatta sulla misura, che applica la nostra soluzione per questo determinato processo produttivo.

Inizialmente l’innovazione si faceva con delle risorse interne, con dei manager, con dei senior di grande esperienza, tendenzialmente su un lato serra, sul lato tecnologia. Oggigiorno – se non internamente anche con dei partner esterni – l’innovazione si fa molto con personale che abbia un pool scientifico, con la gente che viene dal mondo dell’agronomia, della chimica dell’informatica, meccatronica – più legata magari alle nostre tecnologie, ma anche potenzialmente con i specialisti che vengono da altri settori, ma competenti nei processi produttivi.

Nelle richieste che andiamo a soddisfare si parte dall’acquacoltura in vasca e si arriva alla coltivazione delle piante officinali in verticale. Come vedi, abbiamo bisogno di un pool di risorse, che non sempre sono reperibili all’interno dell’azienda anche dal punto di vista dei costi, e quindi si creano dei gruppi di lavoro, le tavole di progetto con delle aziende esterne e parte esterne. Chiaramente le capofila dei partner devono esserci al nostro fianco negli interessi del committente finale, perché alla fine deve essere fatta una soluzione su misura per soddisfare la richiesta finale.

Devo dire, che questa attività di ogni giorno – cercare di soddisfare la richiesta del cliente con la soluzione industriale, ma sempre customizzata –  ci ha portato nel corso degli anni a scoprire le cose, di cui non avremmo neanche mai pensato. E chiaro, che andando nel operativo, c’è un bisogno delle persone veramente competenti.
Matteo Lucchini

Matteo Lucchini

Cultipharm e nuovi orizzonti di coltivazione: come nasce la diversificazione del business

Progetto Cultipharm è nato insieme a dei partner che vengono dai mondi tendenzialmente della coltivazione di alghe e sintesi ed estrazione in laboratorio dei principi attivi in piante officinali.

Siamo venuti a conoscenza con queste persone per caso: noi, competenti per quello ch’è la tecnologia di produzione, e loro, competenti per quello ch’è la parte forse più legata alla pianta fino a se stessa, e abbiamo deciso di unire le forze e cercare di dare un senso alla tecnologia di Vertical Farming, ch’è applicata alle colture tradizionali non avrebbe una convenienza tecnico-finanziaria. Ne siamo divenuti certi sulla base della nostra esperienza all’Expo, dove abbiamo visto, che applicare tecnologia attuale in Vertical su quello che si mangia tutti i giorni non aveva una sostenibilità finanziaria. Quindi abbiamo fatto un ragionamento opposto: abbiamo la tecnologia, abbiamo chi può gestirla, ma poniamoci una domanda “cosa andiamo a coltivare che avrebbe un grande valore aggiunto?”

Quindi per trovare che cosa avrebbe potuto farci emergere abbiamo analizzato:

  • il momento storico;
  • il prezzo tecnologico;
  • il mercato (che è saturo di quello che fa l’orticoltura tradizionale)
Presentazione del progetto Cultipharm con ENEA
Presentazione del progetto Cultipharm con ENEA. © Photo by Idromeccanica Lucchini SpA

Allora grazie anche ai questi partner abbiamo iniziato a creare un nuovo business. Quindi è partito sotto la guida dei nostri consulenti un classico percorso fatto con dei kanbans, dopodiché è stata evidente la necessità di reinventare la Vertical anche dal punto di vista tecnologico chiaramente, perché abbiamo scelto di coltivare le piante di valore aggiunto, che sono tendenzialmente officinali.

È chiaro però che non basta solo coltivare in Vertical: c’è tutto un percorso legato ai protocolli di coltivazione, ci sono tante cose, che noi – come Cultipharm – negli ultimi anni abbiamo fatto sulla base di laboratorio, perché era giusto farsi le prove in casa e uscire col il miglior prodotto, prima di andare a bussare alla porta ai nostri clienti target:

  • puri investitori, partner industriali, che in quest’anno così particolare stano cercando la diversificazione del portafoglio del proprio investimento;
  • le aziende di farmaceutica, come lo direbbe il nostro brand, perché il nostro prodotto ambisce ad arrivare nei laboratori farmaceutici.
Benefici del Cultipharm per i clienti target
Benefici del Cultipharm per i clienti target © Photo by Idromeccanica Lucchini SpA

Ci troviamo davanti a due grosse sfide:

  • la prima è quella di creare un mercato, in questo momento inesistente. Cioè la tecnologia permette di creare un mercato, dove in realtà c’è un fabbisogno mondiale: basta pensare, che dalle seeding company alla farma forse stiamo parlando delle due sfere mondiali, che hanno una grossa influenza sulla vita umana. Perché il mangiare e la salute sono i beni primari. Quindi noi – venendo fuori da questo mondo dell’estrazione agricola – abbiamo detto “vogliamo fare quel salto in più”.
  • un’altra barriera all’ingresso è un grosso paradigma: la farmaceutica tendenzialmente lavora per sintesi chimica. Noi invece vogliamo presentarci con un prodotto, un principio attivo da n varietà che possano essere coltivare e sono state protocollate, ma da sintesi completamente vegetale, quindi con tutti i vantaggi che possano venire per la salute umana.

Il concetto è quello di prendere un farmaco x fatto in un modo totalmente vegetale, con tutti i vantaggi di possibilità di lavorare in indoor, il fatto di avere un prodotto incontaminato, con tutti i benefit, con cui adesso si parla tanto di Vertical. Possiamo creare anche del prodotto fitoterapico. Quindi dei sbocchi sono tanti: a partire dalla farmaceutica e finendo con la neutraceutica.

Adesso siamo più nell’ottica di convincere un consumatore finale, questo grosse aziende, decidere a livello strategico di passare dalla sintesi chimica a quella vegetale. L’orizzonte allo quale tentiamo di arrivarci nei prossimi due anni: forse prendere due direzioni se non solo una, quindi di arrivare ad essere noi coloro, che vendono già estratto il principio alle case farmaceutiche.

La sfida globale del mondo delle serre: soddisfare la richiesta di alimentazione sana e in costante crescita

In Giappone il progetto per la ricerca di nuove varietà di pomodoro, è stato fatto per un ente di ricerca, che lavora a fianco di clienti, che servono il loro prodotto su tutta l’isola giapponese. Attenzione, stiamo parlando di breeding naturale, quindi non è un discorso di OGM o cose di questo genere.

Abbiamo appena parlato di Cultipharm – quindi di farmaceutica, ma qui guardiamo verso un altro orizzonte: tutto il mondo delle seeding company e della ricerca varietale. Climate change, le diverse variabili climatiche, la crescita della popolazione mondiale ci portano ad un bisogno sempre più crescente del cibo. Dall’altra parte abbiamo uno svantaggio climatico e di risorse energetiche, quindi di una bilancia sempre più sconveniente per n ragioni. Il fatto di andare a fare una ricerca varietale per permettere la coltivazione di un pomodoro o di un insalata in qualsiasi parte del mondo – perché si va a stimolare la genetica in modo, che sia entro i confini vegetali e varietali – permetterebbe un’offerta di prodotto il più possibile allineato alla domanda.

Coltovazione fuiri suolo © Photo by Idromeccanica Lucchini SpA
Coltovazione fuori suolo © Photo by Idromeccanica Lucchini SpA

Abbiamo la sfida globale – dato una situazione critica climatico-energetica – di soddisfare la richiesta di frutta e di verdura di quantità, di qualità e che sia costante. Quella è la sfida, che il mondo delle serre ha da qui a n anni. Spero tanto che il progetto in Giappone sarà solo un punto di partenza per le ricerche, che potrebbe stimolare altra innovazione. Ed è un dato di fatto: nel nostro settore chi può veramente essere un leader del mercato – ma soprattutto a chi venga riconosciuto anche un premium dal punto di vista di valore, quindi del prezzo e di tante cose – è se tu fai il bene del cliente finale, ma anche della pianta che coltiva, perché è la pianta a generare il reddito per cliente finale dato un investimento x
Matteo Lucchini

Matteo Lucchini

Come coltivare i talenti e fare un buona gestione di crescita aziendale

Un fil rouge importantissimo sono i valori aziendali, quelli che si sono incarnati da generazioni e che noi vogliamo che tutti i nostri collaboratori rappresentino dentro e fuori l’azienda. Tendenzialmente sono i valori umani, comunque legati alla passione e l’entusiasmo del fare questo lavoro, della curiosità e del mettersi sempre in discussione. Per anni ci siamo sempre evoluti con questa flessibilità del servire cliente, cercare di vincere e di accogliere la fiducia dei nostri clienti, ascoltando le loro richieste. Questo secondo me è sempre stato un grande plus aziendale.

Raggiungere coinvolgimento di questa portata a livello organizzativo è possibile, se hai un’azienda veloce, dinamica, che punta sul personale, che sia veramente flessibile, orizzontale. È un grande punto di forza della nostra azienda – l’organizzazione flat. È chiaro che man mano il business cresce e l’organizzazione diventa sempre più complessa, mantenere questa organizzazione flat non è mai semplice: devi creare dei grandi periodi di riorganizzazione, di riassestamento – perché la crescita va sembra gestita e controllata.

Mantenere questo livello lo puoi fare grazie anche all’esperienza di chi è da tempo all’interno di questa azienda. Ma se vuoi dargli una potenzialità dello slancio maggiore, la devi coltivare fin da sotto, dai giovani talenti, che apprendono il mestiere e nello stesso tempo abbiano un taglio più manageriale, che portino dentro nuove idee, nuovi punti di vista. Va comunque detto, ch’è un po’ il vaso di Pandora: lo apri per fare un blending, in un mix di tutte queste opportunità per e creare una nuova visione aziendale.

Ovviamente non esiste la ricetta perfetta, però vedo che se una volta facevamo queste sessioni strategiche ogni cinque anni – adesso le cose stanno evolvendo ogni trimestre. Forse negli ultimi 2 anni con il discorso COVID non voglio dire, che l’azienda guarda solo il breve termine, ma è un dato di fatto che unexpected è diventato sempre più frequente. Allora devi essere ancora più reattivo nel riorganizzarsi: tutte queste sfide che abbiamo vissuto, ma che sono anche delle opportunità. Questo equilibrio di comfort sempre più frequentemente lo stai rompendo, come forse un break even e tu lo rompi, per metterti in discussione con i collaboratori, con i tuoi capi, in modo da cercare un altro nuovo equilibrio. In questo processo la comunicazione interna ed esterna diventa importantissima, e non parlo solo dei sistemi informatici, la fa molto anche la squadra, il gruppo. Ed è la base che abbiamo e che fondamentale: un buon clima, una buona cooperazione, un passaggio delle informazioni rapido, perché comunque c’è un’interazione caratteriale tra le persone forte, che ci permette ancora di mantenere questa gestione molto flessibile.

È chiaro, che arrivati a risultati dei target, bisogna sempre farsi delle domande e decidere che direzione intraprendere. Se la squadra è allineata per andare in quella direzione – tutto gira, altrimenti bisogna sempre fermarsi e farsi delle domande.

In conclusione: il bello dell’Italia

Mi forbisco molto nel discorso di cross innovation, grazie anche al idea di acquacoltura che abbiamo intrapreso i mesi fa, ch’è sempre stata una chimera sul mercato italiano, e mi auspico che il progetto DINAQUA prenda la direzione pratica al più presto. L’acquacoltura, che vedo intorno è povera davvero di nuove proposte, nonostante che si stiano affacciando in tanti a questo mondo, in cui si sono sempre state mille barriere per n ragioni, magari anche perché si sono sempre state decise e realizzate le coltivazioni classiche.

È come un discorso appena affrontato della serra: c’è sempre quello che lo fa una maniera più economica, più semplice. Insomma c’è sempre quello più bravo di te. Se però si sposta il fuoco – un po’ come abbiamo fatto noi per Cultipharm e quello che state facendo voi di DINAQUA – andiamoci a creare del valore aggiunto e non una solita lattuga, che possano essere crostacei, determinati altri prodotti, che possano poi avere un estrazione non solo per degli scopi alimentari, ma che prevedono una trasformazione con del valore aggiunto, partendo chiaramente dalla materia prima, che ha un suo prezzo ed arrivare al prodotto finale che il mercato è disposto a pagare. Io ci credo molto nella vostra idea, perché ho vissuto sulla mia pelle le proposte di andare ad investire 1, 5, 10 milioni di euro quando sembra tutto fattibile e finanziabile a prima vista. Ma voglio vedere la parte attraente del business che mi da ciò che coltivo dentro.

Un approccio molto anche scientifico che avete imbastito con DINAQUA mi convince molto, ci credo parecchio. Perché avete spostato proprio il fuoco. Tanti parlano anche di acquaponica, di acquacoltura, tanti sono passati da questa porta della nostra azienda. Però – nel vostro caso siete stati bravi – avete spostato il fuoco su un qualcosa che veramente va produrre un grande valore aggiunto. Ci sono tante sfide legate secondo me al discorso dell’ambiente/clima del paese dove ci troviamo, però per i certi aspetti il bello dell’Italia è ch’è una bellissima palestra, dove fare nuovi nuovi business, nuove associazioni di impresa è fattibile. Se un business veramente prende piede in un panorama come quello italiano, secondo me è invincibile, perché riuscito a sfondare dei fattori, che in altri paesi sono un po’ più facili.

Authors & Credits

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Matteo Lucchini

Laureato in Business Administration and Management presso l’Università Commerciale ‘Luigi Bocconi’ con la votazione 103/110 e la specializzazione “Lean operations management and Environment Sustainability”, ha proseguito la sua formazione presso ESADE Business & Law School, con il Master di Innovation and Entrepreneurship.

Finiti gli studi, è entrato a far parte del business di famiglia, inizialmente coprendo un ruolo di Business Strategy Manager, ma da un anno svolge la carica di Sales and Marketing Director “a tempo pieno”.

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Info sull’autore

Ing. Katerina Kuzina

Ing. Katerina Kuzina

Team Leader della DINAQUA, di origine russa. Vivo il tema di Marketing strategico con tanta passione. Penso che divulgare le notizie sulla sostenibilità e le tecnologie nuove nel campo di acquacoltura faccia parte della nostra mission aziendale.